



Recensione di Marta Citacov su LUCE 343/2023.
Ogni spazio illuminato può trasformarsi in un luogo di benessere
Un progetto che si relaziona con la vita e la salute, la luce e la scienza e che ambisce a fare di ogni spazio illuminato un luogo per stare bene. Si tratta dell’applicazione, concreta ed efficace, di una lunga ricerca sulla luce circadiana e i suoi benefici sul nostro organismo. Una ricerca che si è concentrata sullo studio della cronobiologia, la scienza che studia i fenomeni periodici o ciclici negli organismi viventi e il loro adattamento ai relativi ritmi solari.
Partiamo da una premessa: la luce è intelligente. E proprio così si potrebbe definire Clever Light® sistema ideato e realizzato grazie ad un dialogo multidisciplinare tra Marco Pollice art director di Pollice Illuminazione, azienda storicamente volta all’innovazione, e un team di light designer, architetti, ingegneri, artisti e cronobiologi.
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Font:
Leggi articolo “Ambienteeuropa.info”
Milano ha oggi una discendenza familiare che rappresenta una eccellenza nell’illuminazione.
Ma come si è formata questa “nobile” casata?
In queste pagine scopriremo l’evoluzione dell’illuminazione in Milano realizzata dai Pollice connessa alla città più “elettrica” d’Italia. Vincenzo, Amedeo, Ugo, Cesare, Alfredo, Gioia e Marco Pollice hanno illuminato con perizia e passione, da Bari a Milano, ogni luogo del vivere, ogni oggetto urbano, ogni arredo, dando ad essi la loro propria identità.
Ai Pollice il libro dedica molto spazio, mostrando il loro ruolo di catalizzatori e promotori culturali.
È una storia originale di progetti e realizzazioni innovative in gran parte registrate dalla rivista “LUCE”, relazionati agli accadimenti politici, storici e culturali in Milano e nel mondo. Una storia ricca di insegnamenti utili per il futuro dell’industria dei lumi.
Basato su documenti e testimonianze dei familiari e delle pubblicazioni di settore, il racconto è in sintesi l’interpretazione del marchio di fabbrica Pollice, un lascito prezioso per il Museo delle Imprese che hanno fatto grande Milano.
INTERNI NON BORGHESI DI GEOMETRIE POETICHE DI ALDO ROSSI
Piacerebbe al regista Wes Anderson la mostra “Aldo Rossi. Design 1960-1977” ospitata al Museo del Novecento. Architetto dalla visione poetica del mondo, allievo di Piero Portaluppi e primo italiano a vincere l’ambito Pritzker Price 1990 (dopo di lui è stato assegnato a Renzo Piano), in bilico tra funzionalità e sorprendente inventiva. L’excursus espositivo si snoda in un racconto immaginifico del suo modus operandi, giocoso, fiabesco e surreale con oltre 350 oggetti e arredi, prototipi, modelli, dipinti, disegni, studi e progetti a cura di Chiara Spangaro, in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi e Silvana Editoriale. Complice della messa in scena di un’atmosfera domestica e teatrale senza esagerazioni, è l’allestimento suddiviso in 9 sezioni firmato da Morris Adjami – Ma Architects, collaboratore associato di Rossi a New York e l’illuminazione progettata ad hoc da Marco Pollice.
Dall’architettura al design, la mostra cambia parametri di scala. L’esposizione mira a cogliere nel vivo l’interdisciplinarità tra le arti che, dagli anni Ottanta del secolo scorso, caratterizza il cosiddetto Postmodernismo, quando il design diventa poetico, giocoso, colorato, irriverente e anche l’architettura si fa curva e supera l’aspetto funzionalista modernista.
a cura di Chiara Spangaro – Museo del Novecento, Milano 29 aprile – 2 ottobre 2022
“Lavorare accanto a grandi architetti è sempre interessante” -racconta Marco Pollice -“perché dà la possibilità di guardare le stesse cose attraverso i loro occhi. Mi sono così trovato a studiare il colore e l’armonia che Aldo Rossi metteva nella sua progettualità in rapporto con la luce. Ho scoperto che usava colori pastello molto tenui e voleva una illuminazione più distribuita, con meno contrasti e ombre di quanto la mia teatralità progettuale ha spesso disegnato. Questo pensiero va in direzione degli studi che da anni conduciamo sulla luce e il colore, in relazione alla nostra salute e nell’approccio olistico della nostra filosofia progettuale che tiene conto di 21 sensi attraverso i quali l’essere umano percepisce l’ambiente in cui vive, che comprendono tra gli altri, l’equilibrio, lo spazio e il tempo”.
La mostra racconta l’universo di Aldo Rossi in nove sale: ciascuna rappresenta un mondo nel quale emerge la relazione tra opere grafiche e prodotti artigianali e industriali, con riferimenti alle architetture e allo spazio privato di Rossi.