marco pollice luce per l’arte sense of light

marco pollice luce per l’arte sense of light

continua la collaborazione con l’artista massimo uberti protagonista il 22 marzo della personale After the Gold Rush

massimo uberti lavora con la luce. Questo è l’elemento che accomuna tutte le sue più diverse esperienze fin dagli esordi nella Milano anni Ottanta con il gruppo di Lazzaro Palazzi. Dalla fine degli anni Novanta, ha integrato nelle sue opere, in maniera più sistematica, il neon e con questo crea delle grandi installazioni ambientali in cui divengono intangibili le linee architettoniche degli spazi costruiti o le lettere che compongono brevi frasi poetiche. Centrale nei suoi lavori è la presenza dello spettatore che diventa parte fondamentale dell’opera, sperimentando un diverso spazio di luce e quindi di vita: un “Altro Spazio”, come sentenzia in una delle sue più note installazioni realizzate con il neon.

Nella mostra che lo Spazioborgogno di Milano propone, dopo alcuni anni dalla prima personale del 2011, Massimo Uberti introduce una novità rispetto alle partecipazioni in spazi pubblici e privati più recenti, tra cui ricordiamo la personale alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma “Spazio Amato”, l’intervento presso Art Basel Miami per Bentley e l’installazione all’Amsterdam Light Festival 2015 con “Today I Love You” sul tema dell’amicizia ingegnerizzata da Marco Pollice e diventata oggi opera permanente.

Nella mostra After the Gold Rush, dal titolo di una canzone di Neil Young del 1970, l’artista sperimenta la caratteristica di riflettanza (la capacità di luce che una data superficie è in grado di riflettere) della spaceblanket, la coperta isotermica “metallina” utilizzata nelle situazioni di emergenza e ormai in modo massivo nel salvataggio delle centinaia di migliaia di profughi che cercano di raggiungere l’Europa superando le frontiere dei Balcani o via mare verso Lampedusa e la Sicilia.

L’occasione nasce dalla necessità di ricucire la più stretta e drammatica attualità con una delle tematiche più care all’artista, quella delle città ideali. La pelle brillante, dorata e argentata, di questo materiale indu striale con cui si avvolge e salva la vita a un uomo, diviene il “foglio” su cui poter scrivere parole nuove e disegnare, in pianta o in prospettiva, una città ideale e infinita, suggestione della pianta di Sforzinda progettata dal Filarete intorno al 1465. Il progetto di città ideale che Uberti ha utilizzato per la grande installazione luminosa, “Dreams of Possible City”, per il Chiostro della Magnolia alla Fondazione Stelline di Milano (2008- 2013), diviene qui la traccia su cui costruire una nuova visione di spazio da abitare.

L’ideale della città a cui Uberti continua a pensare ha al centro l’uomo, un uomo che ancora sia capace di sognare, di guardare in alto e lontano oltre che a vivere nella bellezza diffusa. E la misura della coperta isotermica, tagliata secondo la dimensione dell’uomo adulto, diventa simbolo di quel paradigma rinascimentale che vede l’uomo nel suo stesso corpo come “misura di tutte le cose”.

After the Gold Rush, in cui l’artista continua a sorprendere per la raffinatezza ed eleganza delle grandi installazioni presentate, deve essere letta come un monito: oggi che la corsa all’oro è soltanto un ingannevole brillio, dobbiamo necessariamente costruire la città ideale in cui vivere in armonia, nella condivisione di spazio oltre che di valori.

curata da marco bazzini
Spazioborgogno Ripa di pta Ticinese 113 – Milano

milano, 22 marzo – 23 Aprile 2016
opening 22 marzo 2016 ore 18.30